Scienza e coscienza, cielo e cieco: solo questi con la “I”!
La mia maestra di italiano delle elementari mi ha ripetuto questa specie di nenia così tante volte che ormai mi è impossibile dimenticarla…
Il punto è che in italiano non esiste una regola grammaticale che definisca, aldilà di ogni ragionevole dubbio, quando si debba scrivere la i in parole che si leggerebbero allo stesso modo sia con che senza…
…la cosa migliore, in questi casi, è consultare il Parolaio!
(o magari un dizionario serio)
Tuttavia qualche linea guida esiste, soprattutto per quanto riguarda le parole al plurale. Per esempio una regola grammaticale introdotta molto recentemente stabilisce che il plurale di parole che terminano in -cia e -gia sia generalmente -ce e -ge, a meno che l’accento non cada proprio su quella, stamaledettissma “i”. Quindi se la parola finisce in -cìa e –gìa il plurale si forma con -cìe e -gìe anche se l’accento non è indicato chiaramente ma solo sottointeso (e, soprattutto, pronunciato).
Vedasi, ad esempio, la nota sul plurale di provincia.
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“Presempio”, scrivere “ciliege” invece che “ciliegie” A ME MI pare più indicato visto che l’accento tonico potrebbe erroneamente cadere sulla seconda “i” e costringere a rileggere la frase.
A ME MI PARE? MAI ANDATA A SCUOLA?
Ma non vede che è ironicamente scritto in maiuscolo?
non è sufficiente…