Laudata sii pel tuo viso di perla,
o Sera, e pe’ tuoi grandi umidi occhi ove si tace
l’acqua del cielo!da La sera Fiesolana di Gabriele D’Annunzio
Me ne frego è un’espressione derivata dal verbo fregare.
A seconda dei contesti in cui viene utilizzata, può significare sia l’intenzione di non scendere a compromessi, sia una disinvolta indifferenza, sia la presa di posizione di chi bada principalmente ai propri interessi.
“Che me ne frega?” è una tipica espressione italiana spesso accompagnata dal gesto di sfregare fra loro i polpastrelli di una mano per alludere a un ritorno in termini monetari.
L’ (ab)uso comune del Me ne frego in diversi registri della comunicazione orale (dalle discussioni fra colleghi ai salotti dei talk-show di seconda serata) ha compiuto una desemantizzazione di quest’espressione, attenuandone il significato volgare, tuttavia sussistono almeno due ragioni per cui continuare a considerare meritoria l’opera di quegli insegnanti che rivolgono sguardi torvi agli alunni che incautamente la utilizzano.
La prima ragione è di carattere etimologico: il verbo italiano fregare deriva infatti dal latino fricare che, tra i vari significati, annovera anche l’equivalente volgare di consumare un rapporto sessuale.
L’altra ragione è di tipo storico e giustifica lo stridente contrasto tra i versi aulici dell’introduzione e questa espressione, che sono sorprendentemente accomunati dallo stesso autore: Gabriele D’Annunzio infatti, rispolverò il modo di dire Me ne frego e lo fece apporre sui gagliardetti dei legionari di Fiume, come dichiarazione di temerarietà e sprezzo del pericolo. Il motto venne successivamente adottato dal Fascismo, figurando anche in un inno delle Camicie Nere.
La traduzione in inglese di Me ne frego può essere sia un poco urbano I don’t care che, ancora più incisivamente, l’altrettanto insolente I don’t give a damn, pronunciato anche da Rhett Butler per accomiatarsi da Rossella nel celebre finale di Via col Vento e che in Italiano suona più o meno come Francamente me ne infischio.